di
Fabio Chiocchia
Capitolo 5
Scacco al Re
Tre figure, talmente rapide da sfuggire quasi all'occhio, sfrecciavano
sulle fronde degli alberi, nella calda notte africana. Da una parte,
ovviamente, T'Challa, figlio di T'Chaka,
sovrano del Wakanda e uno degli uomini più pericolosi
al mondo. Di fianco a lui K'Winda alias Hunter, alias
Lupo Bianco figlio adottivo del padre di T'Challa e
all'altro lato Omoro, capo dei servizi segreti wakandani in territorio statunitense. La loro meta, un
antico Tempio dedicato al Dio Pantera, il primo ad essere eretto almeno secondo
gli archivi storici wakandani, e il più grande
esistente. Il luogo adatto in cui programmare l'incontro con un Re, c'era da
ammetterlo, il posto dove i suoi avi avevano cominciato ad adorare la divinità
che lui stesso serviva. T'Challa non era comunque in
vena di apprezzare la simbolicità della cosa, ora nella sua mente c'erano solo
le parole di sfida lasciategli scritte sul muro, la figura di Shuri svenuta al suolo e il desiderio ardente di trarre in
salvo Monica. Chiunque avesse osato irrompere in casa sua e rapire la sua amata
avrebbe pagato il suo affronto con la vita. Il Re Pantera aumentò l'andatura,
colto da una cieca rabbia, e i suoi compagni fecero altrettanto pur faticando a
stargli dietro. Oramai la nera figura del tempio, situato nel folto della
foresta wakandana, compariva all'orizzonte, ed era
questione di minuti perchè i tre lo raggiungessero.
Che Omoro avesse seguito T'Challa
era quasi normalità ma che Hunter avesse deciso di unirsi alla missione aveva
in qualche modo lasciato sorpresi tutti. Tra lui e T'Challa
non era mai corso buon sangue ma ultimamente i due sembravano aver raggiunto
una sorta di intesa. Quando, dopo che Shuri era stata
consegnata alle cure di Joshua Itobo,
T'Challa aveva radunato tutti coloro che fossero
stati intenzionati a seguirlo, Lupo Bianco si era fatto avanti senza esser
spinto da nessuno e il suo aiuto era stato accettato dal Re senza la minima
remora o sorpresa. Tutti si chiedevano se T'Challa
non fosse rimasto in qualche modo colpito da ciò, di sicuro se lo era non lo
dava comunque a vedere. Improvvisamente in lontananza cominciarono a risuonare
dei tamburi. Le luci di mille torce si accesero tutte attorno al tempio, segno
che i preparativi per accogliere il loro arrivo erano cominciati. Più
avanzavano più il ritmo martellante di quei tamburi tribali si faceva intenso e
presto ad esso fecero da controcanto urla disumane che non sembravano affatto
di questo mondo. La notte, il crescendo di suoni terrificanti, l'atmosfera,
tutto era stato scelto per cercare di fiaccare fin da subito nell'animo i tre
uomini, tentando di instillare in loro la paura. Eppure, pur se sapevano di
starsi infilando in una trappola nessuno aveva rallentato l'andatura, nessuno
aveva proposto di tornare indietro né di fermarsi a riflettere se fosse saggio
o meno procedere così spediti senza un piano. Quando giunsero alla fine sul
piazzale del tempio, i morti viventi, le iene, i marabù e tutte le orrende
progenie dell'abisso che si erano radunate in quel luogo indietreggiarono
davanti a quelle tre figure che piombarono a terra dagli alberi, come se si
attendessero che avrebbero fatto dietro front. T'Challa, atterrato carponi si tirò in piedi guardandosi
attorno e scorrendo quei volti scarnificati uno ad uno. Per qualche secondo sul
suo viso passò un’espressione di profondo disgusto ma subito dopo tornò a
essere impassibile e con voce autoritaria parlò.
<Ok, concludiamo questa storia il più in fretta possibile. Dov'è
Monica? Portatela qui!>
Le creature nonmorte sembrarono indugiare per
qualche secondo, incerte sul da farsi mentre qualche iena in mezzo al gruppo
ringhiava o si lanciava in una delle loro irritanti risatine quasi come se
avessero deciso molto prima di quei cadaveri ambulanti di assalire l'invasore.
<Sembrano le stesse bestiacce che hanno cercato di darci il
benservito a New York> disse Omoro, la pistola ben
stretta nelle mani e puntata davanti a sè. Era vero,
le iene sembravano esattamente le stesse ma quella spaventosa orda si era
rinfoltita di tanti altri macabri membri.
<Non sembrano convinti sul da farsi> disse in tono brusco Hunter
<ma indugiare ulteriormente potrebbe esserci fatale!>
T'Challa non rispose a nessuno dei due. Ogni
regola del buon senso avrebbe voluto che il Re Pantera rimanesse atterrito di
fronte agli esseri che si trovava davanti ma il desiderio di salvare Monica era
più forte di qualsiasi timore.
<Ripeto... Dov'è Monica…questo è il mio
ultimo avvertimento.> aggiunse T'Challa, la voce
divenuta un ringhio simile a quello dell'animale di cui portava le vesti. Mentre
quasi tutti i nonmorti indietreggiavano di un passo,
uno di essi sembrò prendere il coraggio a quattro mani e improvvisamente,
lanciando un urlo si scagliò contro il Re Pantera. T'Challa
fulminò il nonmorto con lo sguardo quindi senza
preavviso sferrò un pugno verso il suo volto affondando le nocche nel punto
dove un tempo si trovava il naso. Le ossa scricchiolarono e la mano del figlio
di T'Chaka trapassò il cranio dell'essere scheletrico
frantumandolo in mille pezzi. Il corpo dell'assalitore si afflosciò a terra e
T'Challa lo allontanò con un calcio. A quella vista
gli altri risvegliati cominciarono a lanciare imprecazioni in una lingua
sconosciuta mentre i marabù gracchiavano e le iene si lanciavano in strani
latrati.
<Ognuno di voi farà la sua stessa fine, dovessi spezzarvi osso per
osso...> latrò T'Challa quindi senza preavviso
afferrò una figura che stava cercando di allontanarsi dal mucchio, per il lembo
della sua sudicia veste di pelle di iena. L'uomo cadde al suolo, riprendendosi
in maniera sorprendente e cercando di strisciare via.
<A me, mie orde…> cercò di dire ma T'Challa lo prese per il collo staccandolo da terra senza
alcuno sforzo. L'ometto non era certo nuovo al Re Pantera, si trattava infatti
dell'infido capo del Clan Iena.
<Dunque è così...ci siete voi mangiacarogne
dietro tutto questo? Non so come abbiate fatto a violare la mia casa ma...>
Senza preavviso dalla cima delle scale del tempio una risata interruppe
improvvisamente la voce di T'Challa. Tutti gli occhi
si puntarono all'unisono nella direzione da cui era provenuta mentre un uomo
abbigliato in una veste sudicia e strappata scendeva i gradini portandosi
dietro Monica Lynne, tenuta ferma da due uomini
recanti le maschere di due leoni. Sia T'Challa che i
suoi due alleati rimasero impietriti quando riuscirono finalmente a intravedere
il suo volto e il Re Pantera allentò la presa sul Capo del Clan Iena, che cadde
al suolo sgattaiolando via come un ratto.
<T'Shan......> riuscì solo a dire T'Challa mentre un misto di confusione, stupore e rabbia
vorticava dentro di lui.
<Esatto, T'Shan, il tuo caro cuginetto
ritornato dall’oltretomba…E venuto a reclamare
finalmente ciò che gli spetta...> rispose T'Shan
con fare canzonatorio mentre si bloccava a metà delle scale facendo disporre
gli uomini che tenevano ferma Monica accanto a lui. Le mani di T'Challa cominciarono a tremare convulsamente mentre la furia
gli saliva lungo tutto il corpo.
<Tu eri morto...o forse era tutta una messa in scena? Forse hai
orchestrato tutto?> disse il Re Pantera mentre davanti a lui passavano le
immagini di S'Yan sconvolto, del funerale e delle sue
parole commosse quando aveva fatto l'elogio funebre. Era stato tutto un piano
di suo cugino? Ma come era potuto accadere? T'Shan
non era mai stato così brillante da poter organizzare una cosa del genere e
anche il Clan Iena non era certo formato da delle cime.
<Sono stato aiutato cuginetto… E ora in
questo tempio, davanti a tutti questi testimoni... davanti alla tua futura
sposa... io ti sfido T'Challa figlio di T'Chaka... per il trono di Wakanda!!!>
urlò T'Shan puntando dunque il dito contro T'Challa mentre attorno a loro la folla di morti e animali
esplose in urla e schiamazzi. Quelle urla disumane però non sembrarono
impressionare il Re Pantera né d'altronde lo fece l'improvvisa richiesta di T'Shan. Forse in fondo si era sempre aspettato che ciò
sarebbe avvenuto prima o poi. Tutti gli sguardi puntarono dunque su di T'Challa mentre il silenzio calava sul tempio dopo tanta
confusione e tanti schiamazzi.
<Tanta scena... una finta morte... il rapimento di Monica...tutto per
questo? Tutto per sfidarmi per il trono di Wakanda?>disse
quasi in un ringhio T'Challa <Quando sarebbe
bastato farlo apertamente... senza tutti questi inganni…
senza tutto il dolore causato a tuo padre…>
<E' una cosa molto più grande di quanto tu creda>rispose T'Shan non cancellando il ghigno dal suo volto <Più grande
di te... più grande di me... Non potevo non organizzarla con tutti gli onori
del caso.>
<Onori.... Allearsi con queste bestie…
tradire il tuo clan e le sue tradizioni… rifuggire
codardamente una sfida pubblica come è sempre stato per i nostri avi quando
qualcuno aspirava al trono, preferendo attirarmi qui assieme ai tuoi
tirapiedi... questi tu li chiami onori?>
Dentro di T'Challa sembrava ormai star per
esplodere una furia animalesca. Nonostante fosse sempre stato controllato e
avesse sempre impedito che le emozioni annebbiassero la sua mente, ora
l'inganno del cugino e la vista di Monica tenuta come ostaggio sembravano aver
avuto un effetto comprensibilmente deleterio sul Re Pantera. Omoro e Hunter lo osservavano mentre le sue mani tremavano,
quasi fossero pronte a scattare al collo di T'Shan
per strangolarlo. Entrambi fissavano ora T'Challa,
ora T'Shan, ora le orde putrescenti che li circondavano
capendo che la situazione sarebbe potuta diventare un inferno nel giro di pochi
secondi. Ciò però non avvenne... Di botto la furia che sembrava essersi
impossessata di T'Challa parve abbandonarlo di colpo,
le mani e le braccia smisero di tremare e il reggente indietreggiò di qualche
passo allargando dunque il braccio destro come segno di invito.
<Molto bene... e è questo che vuoi... risolviamola ora...>
T'Shan sorrise sardonico quindi schioccando le
dita fece cenno ai due uomini dalle maschere leonine di seguirlo portando con
loro Monica Lynne. Lei cercò ancora una volta invano
di agitarsi ma le corde spesse che la tenevano legata e la forte presa dei due
uomini le impedirono di far movimenti che potessero anche solo impensierire i
suoi aguzzini. T'Shan scese i gradini con lentezza
teatrale mentre le orde di nonmorti e di bestie
immonde si allontanava di diversi passi facendo sì che la parte centrale
dell'enorme cortile del tempio rimanesse libera. Omoro
e Lupo Bianco rimasero invece statuari accanto a T'Challa
ma questi senza neppure voltarsi verso di loro gli fece cenno di allontanarsi a
loro volta.
<E' una questione personale...vi chiedo di starne fuori...>
<Come meglio credi.> disse Hunter <D'altronde non dovresti
avere alcuna difficoltà a mettere a terra uno come T'Shan...
Mi seccherebbe un giorno dover sfidare una mezza tacca come lui per dover
conquistare il trono...>
T'Challa non rispose a quella piccola
provocazione, seria o ironica che fosse. Constatò che Omoro
sembrava per una volta aver perso la voglia di fare una delle sue pessime
battute e ringraziò che sia lui che il suo fratello adottivo obbedissero alla
sua richiesta senza discutere. Finalmente dopo la sua cadenzata discesa della
enorme scala, T'Shan percorse l'enorme spiazzo arrivando
a poca distanza dal suo avversario e studiandolo per qualche secondo prima di
schioccare nuovamente le dita. Il capo del Clan Iena sbucò nuovamente fuori
dalle file dei suoi uomini avvicinandosi frettolosamente a lui e chinando più
volte il capo ossequiosamente, prendendo poi in consegna la veste che T'Shan si era sfilato. Sgattaiolò nuovamente infilandosi di
nuovo tra la folla senza che nessuno dei due avversari al centro della piazza
gli prestasse minimamente attenzione. Gli sguardi di T'Challa
e di suo cugino erano fissi gli uni negli altri e improvvisamente il Re Pantera
vide le iridi del rivale diventare di un rosso fuoco acceso, mentre i suoi
lineamenti si contraevano assumendo un’espressione innaturalmente arcigna.
L'istinto di T'Challa gli disse che quello che si
trovava davanti non era affatto suo cugino.
<Credo che sia giunto il momento di tirare giù la maschera ora. Chi
sei in realtà?> disse in tono minaccioso mentre assumeva una posizione di
guardia. T'Shan a sua volta si mise in posa prima di
rispondere, stavolta con una voce molto differente da quella vera e che T'Challa potè udire solo nella sua
testa.
<Siamo perspicaci... D'altronde hai ragione, quel fallito di tuo
cugino non avrebbe mai potuto organizzare un piano come questo. Introdursi in Wakanda dentro il corpo di un morto... Sfuggire agli occhi
della Pantera e violare la sicurezza del tuo palazzo... Rapire la tua donna e
portarti qui per subire la più grande disfatta della tua ormai breve vita.>
T'Challa a sua volta rispose tramite la sua
mente, capendo che quell'essere aveva stabilito un legame telepatico con lui.
<In tanti hanno cercato di uccidermi, non sei il primo né sarai
l'ultimo. Ma io sarò sempre qui, nel posto che mi compete. Sul mio trono,
assieme alla mia famiglia e ai miei sudditi. Che tu e i tuoi sudici leccapiedi
lo vogliate o meno.>
<Parole coraggiose quanto pateticamente sciocche. Sei solo un umano,
e un umano può essere facilmente spezzato. Sono secoli che attendiamo la nostra
vendetta, che coviamo odio, che pianifichiamo come restituire tutte le
umiliazioni subite. Non ci fermeremo certo davanti a un insignificante mortale
come te>
<Non mi hai ancora detto chi sei ma non importa. Era una sfida che
volevi? Non perdiamo altro tempo...o forse temi di affrontare un "mortale"?>
Senza alcun preavviso l'essere che occupava il corpo di T'Shan sferrò un pugno, che però T'Challa
riuscì a evitare abbassandosi in tempo e schivando quindi di lato. Questa volta
era stato il suo avversario a farsi cogliere dalle emozioni risultando troppo
precipitoso, un errore madornale per chi affronta un combattente esperto come
il re wakandano. T'Challa
sferrò dunque una gomitata di lato riuscendo a colpire alla base del collo il
rivale... ma incontrando una pelle coriacea come un muro di pietra. Sorpreso,
T'Challa indietreggiò toccandosi il gomito dolorante
mentre a sua volta quello che un tempo era T'Shan
indietreggiò di qualche passo scoppiando quindi in una risata.
<Sembra che tu non riesca nemmeno a scalfire la mia pelle. Come credi
di poter vincere questo scontro, mortale?>
Qualcosa rendeva la pelle di quell'essere dura come la parete di una
montagna e il lancinante dolore che T'Challa provava
al braccio ne era la prova inconfutabile. Schivò un altro attacco del suo
rivale e riuscì a portarsi alle sue spalle, ma non provò in alcun modo a
controbattere, cercando piuttosto di individuare in qualche maniera i possibili
punti deboli che quella impenetrabile difesa poteva presentare. In quel momento
i suoi strumenti tecnologici gli avrebbero fatto senz'altro comodo ma essendone
privo avrebbe dovuto fare senza. Accompagnato il successivo pugno
dell'avversario, il Re Pantera si buttò dunque a terra intrappolando una delle
gambe dello pseudo T'Shan tra le sue provando a farlo
cadere al suolo ma ciò che gli riuscì al massimo e di farlo portare in
ginocchio, anche perchè gli sembrava di star
stringendo un pilastro di pietra. In quella posizione però T'Challa si ritrovò vulnerabile e T'Shan
potè sferrargli una rapida quanto poderosa gomitata
che colpì al mento il Re Pantera, stordendolo e facendolo cadere al suolo,
costringendolo anche ad allentare la presa sulle gambe. La sensazione che aveva
provato era stata quella di un muro che lo colpiva a tutta forza lasciandolo
incapace di articolare pensieri concreti. Quell'essere si tirò dunque in piedi
ridendo follemente, la testa reclinata all'indietro, prima di colpire alle
costole l'inerme T'Challa con un calcio che lo staccò
in aria, facendolo ricadere a poca distanza da lui come un peso morto. Omoro, Hunter e Monica osservavano increduli dalle loro
posizioni ciò che stava avvenendo. Oramai anche loro avevano intuito che quella
cosa che stava fronteggiando la Pantera Nera non era affatto T'Shan. Potevano capirlo da come articolava i movimenti,
dalla forza che sembrava sprigionare, dalla sua risata che sembrava uscita
dalle viscere stesse della terra. Senza pensarci e ignorando la richiesta di T'Challa, Omoro improvvisamente
impugnò la pistola puntandola contro quell'essere e facendo fuoco. I proiettili
esplosero sfrecciando verso il loro obbiettivo, inesorabili e assassini. Senza
preavviso però T'Shan si voltò verso di lui e
muovendosi con un agilità impressionante schivò tutte e tre le pallottole che
gli erano state indirizzate contro.
<MI sembrava che il vostro ex re avesse
detto che non dovevate intervenire...Vorrà dire che condividerete la sua stessa
sorte>
Detto ciò si incamminò verso Omoro, il quale
cominciò a far nuovamente fuoco non riuscendo però a mandar a segno nessun
colpo. Quel maledetto essere evitava abilmente ogni pallottola e Lupo Bianco si
preparò a unire le sue forze a quelle di Omoro per
cercare di fermare quel mostro. Fu allora però che T'Challa
inaspettatamente si rialzò. Le costole, incrinate da quel colpo gli dolevano
follemente e anche la mascella non stava messa proprio bene ma ciò non gli
impedì di compiere uno scatto felino e aggrapparsi saldamente al collo di T'Shan chiudendolo in una presa di soffocamento. T'Shan emise un ruggito mentre i suoi occhi divenivano ancora
più rossi. Si agitò cercando di scrollarsi T'Challa
di dosso, anche se il Re Pantera non mollava la presa. Non riusciva a fare
pressione sul collo, per rendere davvero efficace quella presa, ma riusciva
comunque a esser lo stesso un fastidio dato che il mostro non poteva muoversi
liberamente con anche il suo peso addosso. Fu allora che inferocito, T'Shan cominciò a indietreggiare, intenzionato probabilmente
a schiacciare Pantera Nera contro il muro del tempio. Pur essendo in una
situazione altamente pericolosa il Re di Wakanda non
si sganciò che quando la collisione sembrava ormai imminente. Gettatosi di lato
rotolò al suolo mentre l'altro sfondava letteralmente il muro. Un grosso buco
si formò nella parete dell'antico tempio e i mattoni piombarono sopra T'Shan. T'Challa si portò carponi
riprendendo fiato ma non staccando lo sguardo dalla voragine che si era
generata, sapendo bene che non poteva essere affatto finita lì. La montagna di
mattoni infatti esplose letteralmente e la sagoma del mostro fuoriuscì,
parzialmente coperta dalla nube di calcinacci che la avvolgeva. T'Challa si pose dunque in posizione di guardia, snudando
stavolta gli artigli di vibranio che portava dentro i
guanti. Quello non era affatto uno scontro convenzionale e se ne doveva andare
dalla sua vita e di quella dei suoi cari, allora avrebbe smesso di lottare
secondo la tradizione. A un comando mentale, T'Challa
richiamò il dispositivo tattico che aveva integrato dentro la sua maschera e
che rapidamente analizzò l'avversario, cercando una breccia, un punto debole
dentro lo scheletro di quell'essere. Sembrava essere quasi del tutto
invulnerabile ma... proprio mentre la scansione stava per finire ecco che sotto
i suoi piedi, a T'Challa sembrò di sentire qualcosa
di gelido. Abbassando lo sguardo fu colto da un sussulto, mentre alcuni
tentacoli neri lo avviluppavano immobilizzandogli l'arto. Mentre ciò accadeva
piano piano si apriva un grosso buco proprio accanto
a lui e da esso provenivano altri tentacoli d'ombra che scattarono verso il
figlio di T'Chaka bloccandogli anche le braccia. Omoro e Hunter, atterriti, cercarono di scattare verso di
lui ma questa volta le iene gli piombarono davanti frapponendosi tra loro e il
Re Pantera. T'Shan uscì allora dal tempio allungando
un braccio verso gli enormi tentacoli scuri e urlando.
<NO!!! NON PUOI PORTARLO VIA ADESSO!!! NON PRIMA CHE IO LO ABBIA
COMPLETAMENTE BATTUTO!!>
Un ruggito leonino fuoriuscì dalla sua bocca e ad esso fecero eco i
latrati delle iene e le urla degli uomini vestiti con maschere feline. Allora,
lentamente, dalla voragine fuoriuscì una figura alta e spaventosa. Una grossa
iena umanoide, vestita di pelli e con un grosso teschio di marabù poggiato
sulla testa che con un gesto fece raddoppiare i tentacoli. Essi avvilupparono
totalmente T'Challa come dei grossi serpenti
portandolo a sprofondare poi lentamente in quella pozza oscura dalla quale era
uscito anche il secondo mostruoso essere.
<Hai giocato fin troppo, e ora tocca a me occuparmi di lui. Porta
avanti la tua parte del piano e vedi di non fare errori...Da ora T'Challa figlio di T'Chaka
appartiene al regno di noi morti...>
Detto ciò affondò a sua volta nell'enorme buco nero come la pece,
seguito dalla sua orda di iene e marabù, che in massa si gettarono al suo
interno sparendo in quella che sembrava oscurità liquida. T'Challa
stesso, sotto lo sguardo impotente del suo fratello adottivo, di Omoro e soprattutto di Monica sparì in quella terrificante
pozza. Avrebbe voluto urlare di rabbia, dimenarsi, ma ogni movimento, anche il
più insignificante gli era impossibile. Il buio lo avvolse presto e mentre un
insopportabile puzzo di morte gli assaliva le narici, mille voci sembrarono
assalirgli la mente, voci strozzate, urla di terrore e di dolore, suppliche
pronunciate in una moltitudine di lingue diverse e pianti isterici. Quella
agonia durò però relativamente poco e subito dopo, alfine, l'oblio si impadronì
di T'Challa e la Pantera Nera perse totalmente i
sensi lasciandosi trasportare senza opporre resistenza giù, sempre più giù
nelle profondità dell'abisso dei morti.